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MACINAZIONE A SECCO ARGILLA PER INDUSTRIA
CERAMICA E LATERIZI
La preparazione dell’argilla per uso ceramico e laterizio passa attraverso la riduzione granulometrica del materiale alla grandezza naturale che va da 20 a 400 µ.
La riduzione si può ottenere mediante due processi. Quello attualmente più diffuso che consiste nel disperdere l’argilla in acqua con l’aiuto di agitatori per liquidi. Il fango liquido chiamato “Barbottina” è inviato allo spry dryer dove viene essiccato formando piccoli granuli che vengono inviati direttamente alla linea di preparazione della miscela per le presse. Questo processo implica un consumo sproporzionato di combustibile che serve per evaporare l’acqua aggiunta per formare la barbettina e quella naturalmente presente nell’argilla.
Va considerato che per ogni Tonnellata di barbottina si devono evaporare circa 300 Kg di acqua e quindi si ha un consumo notevole di combustibile.
Il processo della macinazione a secco consiste nell’essiccamento dell’argilla, con l’eliminazione della sola umidita in essa naturalmente contenuta. Nel mondo l’argilla portata dalle cave ha umidità che va da 12 a 25 %, ed occorre essiccarla fino al 4% di umidità.
L’essiccamento avviene in essiccatori a tamburo rotante a tre passaggi. Durante l’essiccamento si nota una notevole riduzione granulometrica, dai 20-50 mm in ingresso ai 2-10mm in uscita. Il 60-70% del materiale esce direttamente dall’essiccatore ed il 30-40 % di polvere con granulometria inferiore ai 400 µ viene raccolto dai cicloni e dal filtro.
Quello che esce dall’essiccatore (60-70%) va al mulino e quindi ai vagli, mentre la polvere (30-40 %)va direttamente alla vagliatura. In questo modo il consumo del combustibile è legato esclusivamente all’umidità naturale dell’argilla e la potenza elettrica impiegata nella macinazione si riduce del 30-40%.
L’essiccamento con il tamburo rotante offre un’ulteriore vantaggio, permette di utilizzare altri fonti di calore come per esempio gas e/o aria caldi riducendo sensibilmente il consumo del combustibile.